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Morte di Kalev
1 - I FIGLI DI KALEV

Linda regalò al suo sposo moltissimi figli valorosi, immagine del padre loro Kalev. E mentre che dal suo seno essi succhiavano la vita, la sera al chiaro di luna, sulle ginocchia del padre, essi apprendevano l'arte di essere coraggiosi e forti.

E questi figli, man mano che si avvicinavano all'età virile, partivano in cerca di avventure.

Poiché la volontà di Kalev era ferma. La sua eredità doveva essere destinata, per intero, a un solo figlio, successore delle sue virtù. E se tutti quelli che se ne andavano, l'uno appresso all'altro, avevano ricevuto dal padre l'energia, nessuno sembrava degno di succedere a lui come re.

2 - L'EREDITÀ DI KALEV

Al crepuscolo della sua esistenza, Kalev ebbe ancora da Linda due figli più belli e più forti dei loro fratelli maggiori. Una sera, una bianca sera d'state, allorché nel cielo rifulgeva la stella felice, Kalev convocò la sua donna e le parlò in questi termini:

- Linda, caro e tenero fiore, bottone d'oro che durante il corso della tua primavera e nello splendore della tua estate mi hai dato dei forti figlioli, Linda, mia cara sposa, fiore del paese di Lääne, ecco che una nuova maternità ti attende. Non dimenticarti ogni mattina di cambiarti le calzature per allontanare gli spiriti del male fino a che tu darai alla luce un figlio. Questo bambino, quest'ultimo frutto del nostro amore, questo ultimo fiore del nostro crepuscolo, secondo la volontà degli dèi, sarà il mio fedele ritratto. I tempi futuri canteranno le sue eccelse imprese, il suo regno sarà di buona ventura per il Paese. Sotto la sua legge l'Estonia prospererà. Io non desidero che il mio regno venga frantumato perché i piccoli sovrani si divorerebbero tra loro. Se al contrario ad uno solo passerà per intero la mia eredità, questa eredità durerà forte come l'acciaio e massiccia come la roccia. Allorché il nostro ultimo figlio sarà divenuto uomo, che egli vada, con i suoi fratelli, a rimettersi al destino e la volontà di Taara si manifesterà in lui. Gli altri andranno fino agli estremi confini della terra ad accendere altri focolari.

3 - IL VIAGGIO DELLA COCCINELLA

Nella camera rigida e fredda, il padre Kalev, carico d'anni, era infine disteso, prossimo ad esalare l'ultimo respiro.

Linda chiamò a sé la coccinella: - Coccinella, bestiola del buon Dio, vola, vola, vai a cercare un gran mago, colui le cui parole abbiano il potere di dare la guarigione.

E la coccinella prese il volo, leggera, attraverso i paesi ed al di sopra dei mari. Ella s'incontrò con la Luna che saliva nel cielo. - Buongiorno, Luna, fonte di guarigione, fontana di freschezza e di salute. Dimmi, potrà il vecchio sperare di guarire?

Ma la Luna, triste nel volto, non rispose.

S'imbatté quindi la coccinella nella Stella del Mattino, che a quella domanda dolcemente a sua volta si spense.

Poi la bestiola incontrò sul suo cammino il Sole, ed anche quello restò muto.

Alla fine la coccinella incontrò tre maghi di grande rinomanza. - Buongiorno o sapienti, - disse loro, - potrà il vecchio sperare nella guarigione?

Ed i maghi risposero: - Una pianta che l'estate ha fatto avvizzire, che la Luna ha reso pallida, non potrà mai più riprendersi e rifiorire.

Quando la coccinella, tutta rattristata, ritornò, il vecchio Kalev aveva già respirato per l'ultima volta.

4 - LA SEPOLTURA DI KALEV

inda, per sette giorni e senza notti, senza mai riposare, pianse lo sposo diletto.

Con le sue lacrime lavò il suo corpo, i capelli gli ravviò con un pettine di cui si servivano le sirene, lo rivestì di una tunica di seta e di una veste di velluto stretta in vita da una cintura d'argento. Poi Linda scavò una fossa profonda dieci piedi e in fondo vi preparò l'ultimo giaciglio, ove il suo sposo avrebbe goduto la pace dell'eterno riposo.

Un'erbetta bassa ricoprì la tomba. Dal petto di Kalev spuntarono i bucaneve, sulle ginocchia sbocciarono fiori scarlatti, sugli occhi si schiusero le corolle di fiori color del mare e sull'ampia fronte fiorirono le margherite.

E Linda, la vedova inconsolabile, per il corso di una luna, due lune, tre lune, si lamentò sulla tomba del marito scomparso. Il suo immenso dolore le addolcivano le lacrime. La sua immensa pena le attuenava il rivolo bruciante che zampillava dagli occhi.

Linda ammucchiò alcune pietre sulla fossa, innalzando un tumulo che indicasse alle future generazioni, il posto dove riposava l'antenato Kalev. Ammucchiate che ebbe molte pietre, Linda, cercò una pietra più grande delle altre per porta in cima al tumulo e terminare così la sua opera. Trovato un enorme blocco di granito, la donna se lo caricò faticosamente sulle spalle fiaccate dalla stanchezza e cominciò a trasportarlo su per la collina. Ma d'un tratto le forze le vennero a mancare. La vedova barcollò, cadde. La pietra rotolò giù per il declivo e Linda non riuscì più a caricarla sulle spalle.

Così la tomba di Kalev rimase incompiuta e la grande pietra rimase per sempre lì dove era caduta, simbolo dell'amore e della devozione della povera dolce Linda per il suo sposo.


Il luogo della sepoltura di Kalev è localizzato sotto la collina di Toompea, a Tallinn. Ugualmente a Tallinn si trova la grande pietra spostata da Linda. Per i dettagli si veda la sezione saggistica.

5 - LE LACRIME DI LINDA

Linda sedette allora sulla roccia e le lacrime ripresero a bagnarle le gote.

Vedova sola, cespuglio senza bacche, sedia senza spalliera, casa senza tetto, prato falciato dal vento. Solo l'infelicità era rimasta alla vedova solitaria.

Intorno le rocce, gli alberi, le piante e il vento sighiozzavano con lei. E le lacrime non frenate scorrevano come ruscelli di perle.

Ed ecco che le lacrime formarono una pozzanghera. La pozzanghera si trasformò in uno stagno, lo stagno diventò un grosso lago. Così nacque il lago Ulemiste, che ancora oggi si può vedere a Tallinn.

6 - NASCITA DI KALEVIPOEG

Come Kalev aveva annunciato, Linda diede alla luce un figlio postumo. In ricordo del padre scomparso ella lo chiamò Kalevipoeg, ossia «Figlio di Kalev».

Linda lo cullava con dolci canzoni: ma il bimbo gridava così forte notte e giorno che ella dovette chiamare dei maghi per calmarlo.

Il mese delle lacrime finì, ed un bel giorno il fanciullo strappò le vasce, altò fuori dalla culla, ch'egli poi spezzò, e si mise a saltellare per la camera. Qualche mese più tardi egli lanciò, per giocare, delle enormi pietre che sono ancora visibili e la cui mole non cessa di stupire. Nel mese della madre egli sradicava alberi per farsene delle slitte.

E questo figlio alto e vigoroso era la consolazione della vedova, cui egli asciugava il pianto e calmava il dolore.

Ed il fanciullo di giorno in giorno cresceva, attingendo dalle carezze materne la forza e il coraggio. Il ricordo di Kalev lo affascinava.

In capo a qualche anno, egli aveva già assunto la taglia e l'aspetto di un uomo. Immagine del padre, Kalevipoeg era solido come una roccia di Taara e fresco come il fiore della prateria.