00 02/02/2009 18:42
La fanciulla dell'isola
1 - DISPERAZIONE DEI FIGLI DI LINDA

Non appena cadde la sera, i tre figli di Kalev e Linda tornarono al focolare. Il più giovane, Kalevipoeg, allegramente portava sulle sue larghe spalle tutti i frutti della caccia: due alcioni, un bue selvaggio, tre orsacchiotti, qualche lupo e qualche volpe.

Mentre camminavano essi scrutavano da lontano la casa materna, cercando di scorgere qualche filo di fumo nerazzurro levarsi dal camino. Ma del fumo non vi era nessuna traccia. La casa pareva priva di vita. Così i tre giovani presero a correre, attraversarono il cortile quasi volando. La casa era vuota e deserta, il focolare spento.

Nella calma del crepuscolo, essi chiamarono la loro madre:

- Rispondici mamma cara
fa' che ti udiamo, bottoncino d'oro,
canta, dolcissimo uccellino;
oh, solo un grido, usignolo amato...

Ma solo l'eco rispose, restituendo i loro stessi richiami.

Invano, i tre fratelli percorsero il prato, il campo, la selva. Ai limiti del mare, essi ricordarono d'un tratto le minacce del mago finlandese che Linda aveva scacciato e la consapevolezza si insinuò nel loro cuore. Intorno dominava il silenzio; il mondo si addormentava nel profumo dei tigli. Il fratello maggiore disse: - Mangiamo per rifocillarci, poi riposeremo. Domani, sul far dell'alta ci rimetteremo in cammino per cercare la nostra mamma.

- E mentre noi dormiremo - soggiunse il secondo - il cielo nella sua saggezza, per bocca del grande Ukko, ci rivelerà, forse, dove si trova il nostro amatissimo uccellino.

Ma il più giovane, il Kalevipoeg, la cui venuta al mondo aveva placato la tristezza della vedova, il consolatore fedele della sua tristezza, espresse un'altra opinione: - Non rimandate mai l'opera di un giorno all'indomani. Ad ogni opera il suo giorno e ad ogni compito la sua ora. I passi della felicità sono rapidi, per coglierli e necessario essere veloci!

2 - LA RISPOSTA DI KALEV

E allorché i due fratelli si apprestarono a dormire, Kalevipoeg corse fino alla tomba del loro padre Kalev e pensieroso si accasciò sulla verde terra cercando lenimento al suo dolore.

Dal fondo della tomba rimbombò la voce di Kalev: - Chi dunque calpesta l'erbetta? Chi si avvicina al mio sepolcro? Ecco della terra che cade sul mio viso!

- È il tuo piccolo figlio, padre mio, che cammina sull'erbetta. Accasciato dal dolore, egli piange sulla terra in cui riposa la tua salma. Àlzati, svégliati, padre mio, mostrami la via per la quale la nostra mamma si è perduta!

- Io non posso alzarmi, piccolo mio, - rispose la voce sepolcrale. - Rocce nere schiacciano il mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano dalle mie ginocchia. Che il vento ti indichi la strada, che l'aria ti guidi, che le stelle ti facciano luce...

3 - UN CANTO DALL'ISOLA

Disperato, Kalevipoeg corse verso il mare e dall'alto di una roccia scrutò l'orizzonte. Il suo sguardo interrogò l'immensa distesa delle onde, che si accavallavano ininterrottamente per morire ai piedi della roccia, sollevando umida schiuma.

Dal firmamento le stelle occhieggiavano indifferenti. E la luna e il sole non rispondevano alle mute domande del giovane.

Coraggiosamente, Kalevipoeg si lanciò tra le onde e prese a nuotare verso il largo. Le sue braccia erano remi, le sue gambe timoni, i suoi capelli facevano le veci delle vele. Egli nuotava senza riposo, incalzato dal desiderio di trovare la madre adorata e di affrontare e punire il suo rapitore.

E mentre le stelle una ad una fuggivano dal cielo, egli approdò su un'isola. Stremato dalla fatica, Kalevipoeg crollò a dormire su una pietra spezzata. Quand'ecco, una voce dolcissima, chiara come il pianto del cuculo, arrivò ai suoi orecchi:

- Lontano lontano fino al mio amore
vola dolcissimo, canto del mio cuore.
È forte il desiderio di baciare.
Non potrò mai recarmi dal mio amato?
Non potrò più rivivere il passato?
E il suo abbraccio dal profumo del fiore
non viene a rinfrescare il mio cuore.
Portate o venti lontano lontano
il canto d'amore. O vento montano
profumato, grigie nuvole inseguite
il mio dolcissimo amore ed a lui dite
il mio canto col sole sorgente,
e le aurore per lui sorgan felici.
L'orrida morte da lui si allontani
e lo tuteli la forza dei Mani.
Che alberghi il mio ricordo nel suo cuore
simile al lieve profumo del fiore.
E come dalla fonte l'acqua a goccia
cade perenne sulla nuda roccia
su di lui cada la fortuna d'oro
e sia cinto il suo capo d'allora.
E numerosi come i miei desideri
ch'ei conservi geloso il mio ricordo.
Tante foglie quante ne conta l'olmo
tanti rami che il bosco faccian colmo
e quante sono le onde del mare
e quante sono le stelle del cielo
così numerose le lacrime amare
ch'ai miei poveri occhi fanno velo...

4 - SAAREPIIGA, LA FANCIULLA DELL'ISOLA

Punto dal desiderio di vedere chi cantasse così teneramente, Kalevipoeg si levò dal suo improvvisato giaciglio e si incamminò verso l'interno dell'isola.

Ai piedi di una quercia, egli scorse una fanciulla dalla bocca d'oro, alla quale a mo' di aureola, volavano attorno gli uccelli avvinti nel canto. Stava seduta vicino a un fuoco che gettava su di lei riverberi rossastri, occupata a filare il lino materno che il sole doveva imbiancare e la rugiada notturna ammorbidire, e intanto cantava strofe amorose.

Rispose Kalevipoeg:


- Perché piangere e pregare
per colui che da te separa il mare?
Perché respinge senza vedere
questo tuo amante si' ansioso di bere
alla tua fonte di pura bellezza?
Egli è presso di te e nell'ebbrezza
le sue braccia forte ti stringeranno
ed i suoi baci ti soffocheranno:
accogli bella fanciulla il mio amore
su questa riva mi han fatto arrivare
le terribili onde del mare,
ansioso del tuo profumo, o mio fiore.

La fanciulla dell'isola, Saarepiiga, la tortorella notturna, si levò a vedere chi rispondesse al suo canto nella notte. - Sarà un parente dalla Finlandia o qualche pretendente venuto da Viru? - s chiese, e intanto avanzava, finché scorse il bel giovane steso tra le rocce.

E mentre le ombre della notte dormivano ancora, i due giovani parlarono tra loro, fino al momento in cui il bruciante desiderio dell'amore si fece strada nei loro cuori e un irresistibile languore paralizzò la loro ragione. Essi si stesero accanto ed i loro cuori si fusero insieme.

5 - RIVELAZIONE

E quando la passione li ebbe abbandonati, i due giovani giacquero sull'erba, vicini e abbracciati. A quel punto, Saarepiiga, la fanciulla dell'isola, chiese al giovane chi fosse, e Kalevipoeg non nascose il suo nome: - Io sono il figlio di Kalev e Linda, vengo a nuoto dalla terra di Viru per cercare la mia mamma, rapita da un mago finlandese.

Nell'udire quelle parole, la fanciulla cominciò a gridare ed a disperarsi. La udì il vecchio padre il quale, preso il bastone, scese a cercare la figlia. Ma allorché scorse lo straordinario giovane steso sul prato, accanto alla fanciulla, il bastone gli cadde di mano, la paura gli sbiancò il viso, le parole gli morirono in gola.

Saarepiiga, confusa e dolente, non osò sollevare gli occhi colmi di lacrime. Ma Kalevipoeg, senza mostrare alcun imbarazzo, domandò al vecchio se egli, nella tarda sera, non avesse visto un mago finlandese vagare sul mare.

Il povero vecchio non aveva rilevato nulla, né la questione gli interessava. Si avvicinò al giovane e gli domandò: - Da dove vieni tu? E chi sei? Dal tuo viso fiero si direbbe che discendi dalla razza divina di Taara.

Di nuovo Kalevipoeg si fece riconoscere. - Sono il figlio di Kalev e Linda, e sono nato all'ombra degli olmi di Viru.

- O sventura, - gridò il vecchio. - Che cosa hai dunque fatto, giovane uomo? La ragazza che hai amato è ella stessa figlia di Kalev, è tua sorella!

6 - UN CANTO DAL MARE

La fanciulla, gelata dalla consapevolezza di aver giaciuto col suo stesso fratello, intanto era scesa verso il mare. E poi sparve: si era gettata nell'acqua.

Alle grida del vecchio, Kalevipoeg si tuffò a sua volta tra le onde. Invano tentò di afferrare la sorella e di sottrarla alla morte. Il mare l'aveva ghermita tra le sue umide braccia, né volle restituire più la sua preda.

- Gli dèi l'hanno voluto, o vecchio, - pianse Kalevipoeg. - Gli dèi l'hanno voluto. La fanciulla è caduta in mare, mia madre è stata rapita in un'imboscata. Siamo tutti e due fratelli nel dolore.

Il vecchio e sua moglie si inginocchiarono sulla riva e piansero la figlia perduta:

- Ritorna ritorna figlia cara
ritorna, tesoro, alla tua casa...

Dal fondo del mare una dolce voce rispose loro:

- Non posso ritornare, padre caro,
non posso, mamma mia adorata,
se il vostro pianto è tanto amaro
io più ancora sono disperata,
qui rapita nel fondo del mare.
I miei occhi sono chiusi dai flutti,
è serrato dalle onde il mio cuore.
Ero scesa nell'onda per cantare
la dolce canzone dell'amore.
E m'ha afferrata, m'ha rapito il mare.
Non piangere, non piangere, mammina,
non piangere, babbo mio adorato,
la vostra pupetta piccolina
ha in fondo al mare un castello dorato.
Tra le alghe ha un piccolo nido
nella spuma marina un lettino
ed il nido è soffice e fido
ed il letto è tanto piccino.
una ninna mi cantan le ondine
con vocette così cristalline.