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Il libro della giusta legge
Tornato dai luoghi infernali, Kalevipoeg rimase a lungo a Lindanisa, dove governò il paese con saggezza e fermezza. Un giorno andò da lui il vecchio lappone Varrak e gli ricordò che gli era stato promesso un oggetto che si trovava incatenato nella casa di Kalev. D'un tratto Kalevipoeg si ricordò che Kalev aveva posseduto un libro magico e che teneva assicurato a una parete con catene di ferro. In questo libro vi era la saggezza divina, la legge per la quale il paese viveva in libertà e felicità. Kalevipoeg si era dimenticato di questo libro, ma ora Varrak lo reclamava. Invano i suoi consiglieri dissuasero il re dal consegnare il libro al mago lappone, ma Kalevipoeg doveva ottemperare alla promessa.

Così Varrak ottenne il magico libro e tornò in Lapponia. Kalevipoeg e i suoi continuarono a festeggiare, ma non si accorgevano che ormai la disgrazia era vicina.


LA MORTE DI KALEVIPOEG

E infatti un giorno i Cavalieri Teutonici tornarono nel paese di Viru, l'Estonia, più forti e agguerriti che mai. Kalevipoeg richiamò gli uomini e si lanciò valorosamente a difendere il paese. Ma i nuovi arrivati erano rivestiti di armature d'acciaio, praticamente invincibili, e solo a fatica l'esercito di Kalevipoeg smantellò le prime schiere nemiche. Gli invasori erano armati di lance e clave ferrate e uccisero molti degli uomini e dei compagni di Kalevipoeg. Sette giorni durò la battaglia e la brughiera s'imbevve di sangue scarlatto, rendendo rossi gli alberi e le piante d'intorno. Kalevipoeg continuò a combattere con furore, finché il cavallo gli venne uccise e cadde a terra. Gli Estoni si diedero alla fuga e invano Kalevipoeg si sforzò di ristabilire i ranghi. I compagni del re, Alev e Sulev, caddero uccisi. Kalevipoeg e Õlev si salvarono a stento.

Le miserie della guerra e la perdita degli amici avevano afflitto ormai l'anima dell'eroe. Né l'alba né il crepuscolo potevano spegnere la sua tristezza. Così un giorno Kalevipoeg lasciò il potere nelle mani di Õlev e si allontanò solo nella foresta. Invano i Teutonici gli mandarono incontro dei messi chiedendogli di passare dalla loro parte: Kalevipoeg li uccise tutti. Poi l'eroe prese la strada verso il lago Peipus e si trovò a passare nei pressi del fiume Kääpa, dove giaceva la sua antica spada.

E non appena Kalevipoeg entrò nel ruscello, la spada si levò dal fondo, e gravida della maledizione di cui era impregnata, mozzò le due gambe dell'eroe.

Kalevipoeg urlò e si trascinò con le mani sulla riva, perdendo rivoli di sangue dai ginocchi troncati. Invano lanciò urla di aiuto: nessuno poteva sentirlo. E così l'eroe si rassegnò a morire. Ma la sua agonia fu lenta, perché la morte dovette lottare per rapirlo: il suo corpo era freddo ma il cuore batteva ancora. Dopo molte ore la vita finalmente lo lasciò e l'eroe morì dissanguato sulla sponda del fiume Kääpa.

IL DESTINO DI KALEVIPOEG

Si narra, tuttavia, che Taara, il signore degli dèi, non volendo perdere un così grande eroe, decise di renderlo immortale e di affidargli la guardia degli inferi. Così il corpo di Kalevipoeg tornò a vivere, seppur privato delle gambe, fu issato sul suo cavallo e mandato alla frontiera col regno delle ombre. Qui, Kalevipoeg ruppe con un pugno la roccia che nascondeva l'ingresso del Põrgu e la roccia si richiuse sulla sua mano imprigionandola.

E così, Kalevipoeg, l'eroe degli Estoni, in groppa al suo cavallo bianco, con la mano bloccata nelle rocce, veglia prigioniero i prigionieri degli inferi.

Invano egli tenta di liberarsi, scuote la roccia che lo tiene prigioniero, la terra trema e il mare si agita. Ma, dicono, verrà il tempo in cui la mano dell'eroe ritroverà la sua libertà e allora il figlio di Kalev tornerà in Estonia e porterà di nuovo la libertà ai suoi figli.

Allora Kalev ritornerà a casa
porterà gioia ai suoi figli
rinnoverà la vita dell'Estonia.
Shemaine