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Sala del Valhalla

-LADY SHEMAINE- Mitologia Ungrofinnica

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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:40
    1 - KALEV

    Lontano lontano, verso il Settentrione, sulle falangi scoscese di un'immensa foresta di querce, si estendeva un dominio nobile e vasto. Vi regnava Taara, il dio supremo dei Finni.
    In quella foresta crebbero tre giovani eroi, discendenti del dio.
    L'uno partì per la Russia e vi divenne un uomo abilissimo.
    Il secondo si diresse verso la Norvegia e fu un guerriero valoroso.
    Il terzo, il cui nome era Kalev, volò via sulle ali della Grande Aquila del nord.
    Volò per diversi giorni: volò verso il sud, poi verso l'ovest, attraversò il mare di Finlandia fino al momento in cui, per volontà degli dèi, l'uccello lo lasciò cadere dolcemente su un tratto delle coste del Viru.
    In poco tempo Kalev divenne il sovrano del paese. Vi fondò un regno, l'organizzò, poi desiderò prender moglie.

    [Viru è una provincia dell'attuale Estonia, nome che nell'epica viene usato per indicare la terra degli Estoni.]

    2 - NASCITA DI SALME E LINDA

    Intanto nel paese di Lääne una giovane vedova viveva solitaria, come una stanza senza travi, come una casa senza tetto. Ella si occupava di sorvegliare il proprio gregge e di coltivare il suo modesto possedimento.

    Un giorno, del tutto simile agli altri giorni, in cui aveva condotto le sue bestie al pascolo, ella trovò tra l'erba un pulcino, un uovo di gallina e un piccolo corvo. Ella raccolse l'uovo e la piccola bestiola gialla e li nascose in grembo. Sarebbero stati di consolazione al suo cordoglio e di addolcimento al suo dolore. Quanto al piccolo corvo ella lo mise nel suo grembiule.

    Quando ritornò a casa, la vedova preparò un cesto a mo' di nido e vi mise l'uovo ed il pulcino. Il piccolo corvo lo gettò invece in un angolo oscuro.

    Poi attese una luna, attese due lune, attese tre lune.

    Una bella mattina, la vedova, secondo le sue abitudine, aprì il cesto e, che vide essa? Del pulcino nemmeno l'ombra, ma al suo posto una piccola bella bimba. Al posto dell'uovo vi era un'altra bella piccola bimba.

    Alla prima diede il nome di Salme. La seconda si chiamò col dolce nome di Linda.

    Il corvo a sua volta si era trasformato in una magra orfanella, una schiava buona solo ad accendere il fuoco ed a portare l'acqua.

    3 - I PRETENDENTI DI SALME

    Non furono davvero i pretendenti che mancarono alle due giovani, quando esse furono in età da marito.

    Otto giovani, tra i più belli, si disputarono l'onore di sposare Salme.

    Il primo era il figlio della luna. Salme lo rifiutò. Poi venne il figlio del sole. Salme non volle saperne. Allora apparve il figlio delle stelle, primogenito della Stella Polare. E Salme, la bionda Salme dai capelli d'oro, che aveva respinto il figlio della luna i cui raggi d'argento son troppo pallidi, che aveva disdegnato il figlio del sole il cui umore è troppo mutevole, consentì a diventare la sposa dorata del figlio degli astri.

    Salme dette l'ordine che vennero condotti i cavalli del suo fidanzato, che fossero nutriti col miglior fieno e con la migliore avena. Essa poi fece accomodare il giovane alla tavola adorna di stoviglie rarissime, ricolme di pietanze squisite.

    Intanto che Salme si vestiva dei suoi ornamenti e si apprestava alle nozze, la vedova invitava il pretendente a mangiare ed a riposarsi. Ma il giovane scuoteva il capo:

    - Madre, io non ho fame
    non ho che un desiderio:
    non ho che un desiderio:
    Salme, conducetemi Salme.

    E quando Salme, abbigliata dalla Signora dei Pascoli e dalle sue figlie apparve, era così bella che tutti si domandavano se essa non fosse già l'aurora.

    Gli invitati accorsero da tutte le parti, gioiosi. E il figlio delle stelle celebrò le sue nozze con Salme dai capelli d'oro.

    4 - I PRETENDENTI DI LINDA

    Intanto ritornò il figlio della luna, deciso ad avere la minore se non la maggiore. Egli chiese di sposare Linda. Ma Linda, la bionda Linda dai capelli d'argento, rifiutò il suo omaggio.

    Intanto le danze nuziali seguivano il loro corso. Ed ecco il figlio del sole, il figlio delle acque, il figlio dei venti e il figlio del re di Kungla le cui ricchezze sorpassavano ogni immaginazione. L'impiantito cigolava sotto i passi ritmati dei danzatori ed il figlio delle stelle celebrava le sue nozze con Salme dai capelli d'oro.

    I pretendenti tentavano invano la sorte con Linda, ma ella tutti li rifiutava.

    5 - MATRIMONIO DI KALEV

    Quand'ecco un sesto pretendente giunse alla casa della vedova. Giunse in groppa ad un magnifico cavallo, seguito da una schiera di cinquanta palafrenieri.

    Era Kalev. Il signore di Viru scese dal cavallo e si rivolse alla vedova domandandole la mano di Linda.

    Subito la vedova gliela rifiutò ma Linda si fece avanti e disse:


    - A quest'uomo io dono il mio cuore
    io voglio fidanzarmi con lui.
    A quest'uomo io dono il mio amore.

    Kalev venne invitato alla tavola. Dinanzi a lui piatti d'oro e d'argento traboccavano di vivande e vini ricercati. Ma anch'egli non volle alcun ristoro. Non aveva che un solo impaziente desiderio: Linda, la sua Linda.

    Intanto la Signora dei Pascoli e le sue figlie adornavano Linda per la cerimonia. Ella uscì dalle loro mani così rifulgente che la vedova non la riconobbe e gli altri invitati furono presi dal dubbio se essa non fosse il sole, o la luna, o qualche astro còlto nell'istante del suo sorgere.

    E Kalev e Linda, nel bel mezzo della festa e delle danze, presero a festeggiare anch'essi il loro matrimonio. Erano accorse genti da tutte le regioni del paese: da Viru, da Tartu, da Lääne, da Jerva, e tutti quanti danzavano lieti insieme agli sposi.

    6 - L'ORA DEGLI ADDII

    Allorché suonò l'ora degli addii, Salme, in lacrime, lasciò la vedova, il paesaggio famigliare, la cara casa, tutti i suoi affetti. Lo sposo la prese in braccio e la portò lontano, dietro alle nuvole, e nessuno di loro seppe più nulla.

    Kalev, a sua volta, si accinse alla partenza. Fuori della porta cadeva la neve. Egli chiamò il suo bel cigno, Linda.

    - Il mio destino, - disse Linda alla vedova, - è di lasciare coloro che io amo, i luoghi cari, la casa amata. Mentre io me ne vado, che le feste continuino con gioia e allegria. - E detto questo, Linda salì sulla slitta, accanto allo sposo.

    Kalev la circondò col braccio come in una cintura. - Linda, cara mia piccola bimba, cosa hai scordato a casa? Tu hai dimenticato molte cose. La luna che è tua madre, il sole, tuo vecchio zio, e nelle brughiere i giovani galletti tuoi fratelli.

    - Che essi rimangano dove sono, e che Ukko, il dio del fuoco, li benedica - rispose la giovane stringendosi a Kalev. - La tua via sarà la mia via.

    La luna cominciò a piangere, il sole s'intristì, i piccoli galletti della brughiera presero a lamentarsi. Ma Linda, l'uccello d'argento, partì senza nostalgie. Condotta da suo marito, ella traversò, sulla slitta, pianure e montagne, foreste e vallate, di giorno illuminate dal sole, di notte al lucore argentato della luna. Dopo un lungo viaggio giunsero nella terra di Viru, alla casa di Kalev. In camera, un letto di finissime piume sembrava invitarli.
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    latis
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    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:41
    Morte di Kalev
    1 - I FIGLI DI KALEV

    Linda regalò al suo sposo moltissimi figli valorosi, immagine del padre loro Kalev. E mentre che dal suo seno essi succhiavano la vita, la sera al chiaro di luna, sulle ginocchia del padre, essi apprendevano l'arte di essere coraggiosi e forti.

    E questi figli, man mano che si avvicinavano all'età virile, partivano in cerca di avventure.

    Poiché la volontà di Kalev era ferma. La sua eredità doveva essere destinata, per intero, a un solo figlio, successore delle sue virtù. E se tutti quelli che se ne andavano, l'uno appresso all'altro, avevano ricevuto dal padre l'energia, nessuno sembrava degno di succedere a lui come re.

    2 - L'EREDITÀ DI KALEV

    Al crepuscolo della sua esistenza, Kalev ebbe ancora da Linda due figli più belli e più forti dei loro fratelli maggiori. Una sera, una bianca sera d'state, allorché nel cielo rifulgeva la stella felice, Kalev convocò la sua donna e le parlò in questi termini:

    - Linda, caro e tenero fiore, bottone d'oro che durante il corso della tua primavera e nello splendore della tua estate mi hai dato dei forti figlioli, Linda, mia cara sposa, fiore del paese di Lääne, ecco che una nuova maternità ti attende. Non dimenticarti ogni mattina di cambiarti le calzature per allontanare gli spiriti del male fino a che tu darai alla luce un figlio. Questo bambino, quest'ultimo frutto del nostro amore, questo ultimo fiore del nostro crepuscolo, secondo la volontà degli dèi, sarà il mio fedele ritratto. I tempi futuri canteranno le sue eccelse imprese, il suo regno sarà di buona ventura per il Paese. Sotto la sua legge l'Estonia prospererà. Io non desidero che il mio regno venga frantumato perché i piccoli sovrani si divorerebbero tra loro. Se al contrario ad uno solo passerà per intero la mia eredità, questa eredità durerà forte come l'acciaio e massiccia come la roccia. Allorché il nostro ultimo figlio sarà divenuto uomo, che egli vada, con i suoi fratelli, a rimettersi al destino e la volontà di Taara si manifesterà in lui. Gli altri andranno fino agli estremi confini della terra ad accendere altri focolari.

    3 - IL VIAGGIO DELLA COCCINELLA

    Nella camera rigida e fredda, il padre Kalev, carico d'anni, era infine disteso, prossimo ad esalare l'ultimo respiro.

    Linda chiamò a sé la coccinella: - Coccinella, bestiola del buon Dio, vola, vola, vai a cercare un gran mago, colui le cui parole abbiano il potere di dare la guarigione.

    E la coccinella prese il volo, leggera, attraverso i paesi ed al di sopra dei mari. Ella s'incontrò con la Luna che saliva nel cielo. - Buongiorno, Luna, fonte di guarigione, fontana di freschezza e di salute. Dimmi, potrà il vecchio sperare di guarire?

    Ma la Luna, triste nel volto, non rispose.

    S'imbatté quindi la coccinella nella Stella del Mattino, che a quella domanda dolcemente a sua volta si spense.

    Poi la bestiola incontrò sul suo cammino il Sole, ed anche quello restò muto.

    Alla fine la coccinella incontrò tre maghi di grande rinomanza. - Buongiorno o sapienti, - disse loro, - potrà il vecchio sperare nella guarigione?

    Ed i maghi risposero: - Una pianta che l'estate ha fatto avvizzire, che la Luna ha reso pallida, non potrà mai più riprendersi e rifiorire.

    Quando la coccinella, tutta rattristata, ritornò, il vecchio Kalev aveva già respirato per l'ultima volta.

    4 - LA SEPOLTURA DI KALEV

    inda, per sette giorni e senza notti, senza mai riposare, pianse lo sposo diletto.

    Con le sue lacrime lavò il suo corpo, i capelli gli ravviò con un pettine di cui si servivano le sirene, lo rivestì di una tunica di seta e di una veste di velluto stretta in vita da una cintura d'argento. Poi Linda scavò una fossa profonda dieci piedi e in fondo vi preparò l'ultimo giaciglio, ove il suo sposo avrebbe goduto la pace dell'eterno riposo.

    Un'erbetta bassa ricoprì la tomba. Dal petto di Kalev spuntarono i bucaneve, sulle ginocchia sbocciarono fiori scarlatti, sugli occhi si schiusero le corolle di fiori color del mare e sull'ampia fronte fiorirono le margherite.

    E Linda, la vedova inconsolabile, per il corso di una luna, due lune, tre lune, si lamentò sulla tomba del marito scomparso. Il suo immenso dolore le addolcivano le lacrime. La sua immensa pena le attuenava il rivolo bruciante che zampillava dagli occhi.

    Linda ammucchiò alcune pietre sulla fossa, innalzando un tumulo che indicasse alle future generazioni, il posto dove riposava l'antenato Kalev. Ammucchiate che ebbe molte pietre, Linda, cercò una pietra più grande delle altre per porta in cima al tumulo e terminare così la sua opera. Trovato un enorme blocco di granito, la donna se lo caricò faticosamente sulle spalle fiaccate dalla stanchezza e cominciò a trasportarlo su per la collina. Ma d'un tratto le forze le vennero a mancare. La vedova barcollò, cadde. La pietra rotolò giù per il declivo e Linda non riuscì più a caricarla sulle spalle.

    Così la tomba di Kalev rimase incompiuta e la grande pietra rimase per sempre lì dove era caduta, simbolo dell'amore e della devozione della povera dolce Linda per il suo sposo.


    Il luogo della sepoltura di Kalev è localizzato sotto la collina di Toompea, a Tallinn. Ugualmente a Tallinn si trova la grande pietra spostata da Linda. Per i dettagli si veda la sezione saggistica.

    5 - LE LACRIME DI LINDA

    Linda sedette allora sulla roccia e le lacrime ripresero a bagnarle le gote.

    Vedova sola, cespuglio senza bacche, sedia senza spalliera, casa senza tetto, prato falciato dal vento. Solo l'infelicità era rimasta alla vedova solitaria.

    Intorno le rocce, gli alberi, le piante e il vento sighiozzavano con lei. E le lacrime non frenate scorrevano come ruscelli di perle.

    Ed ecco che le lacrime formarono una pozzanghera. La pozzanghera si trasformò in uno stagno, lo stagno diventò un grosso lago. Così nacque il lago Ulemiste, che ancora oggi si può vedere a Tallinn.

    6 - NASCITA DI KALEVIPOEG

    Come Kalev aveva annunciato, Linda diede alla luce un figlio postumo. In ricordo del padre scomparso ella lo chiamò Kalevipoeg, ossia «Figlio di Kalev».

    Linda lo cullava con dolci canzoni: ma il bimbo gridava così forte notte e giorno che ella dovette chiamare dei maghi per calmarlo.

    Il mese delle lacrime finì, ed un bel giorno il fanciullo strappò le vasce, altò fuori dalla culla, ch'egli poi spezzò, e si mise a saltellare per la camera. Qualche mese più tardi egli lanciò, per giocare, delle enormi pietre che sono ancora visibili e la cui mole non cessa di stupire. Nel mese della madre egli sradicava alberi per farsene delle slitte.

    E questo figlio alto e vigoroso era la consolazione della vedova, cui egli asciugava il pianto e calmava il dolore.

    Ed il fanciullo di giorno in giorno cresceva, attingendo dalle carezze materne la forza e il coraggio. Il ricordo di Kalev lo affascinava.

    In capo a qualche anno, egli aveva già assunto la taglia e l'aspetto di un uomo. Immagine del padre, Kalevipoeg era solido come una roccia di Taara e fresco come il fiore della prateria.
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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:41
    Il rapimento di Linda
    - I PRETENDENTI ALLA MANO DI LINDA

    Che succedeva nel cortile di Linda, che ad ogni spuntare dell'alba si rimpiva di fremiti e di rumori? Chi erano tutti costoro che venivano alla porta della vedova e quindi se ne andavano con quell'aria insoddisfatta?

    In realtà essi venivano a chiedere la mano di Linda. Dopo la morte di Kalev, si erano fatti avanti molti pretendenti, con la speranza di conquistare, assieme alla ricca vedova, il reame e l'eredità di Kalev. Essi tentavano con ogni mezzo di far cadere la donna nelle loro mani, ma fedele alla memoria del marito scomparso, tutti quanti, uno dopo l'altro, Linda li respingeva.

    Linda viveva per i tre figli che le erano rimasti. Le ore di bellezza e di amore per lei si erano esaurite e il suo cuore mai più si sarebbe infiammato. La dolce rondinella non avrebbe mai abitato altro nido. E tutti i pretendenti, uno dopo l'altro, tristemente tornavano sui loro passi.

    2 - IL MAGO FINLANDESE

    n giorno, allorché la vedova si credeva alfine sbarazzata una volta per sempre dagli importuni, si presentò alla sua porta un mago giunto dalla Finlandia.

    Il suo nome era Tuuslar. La sua potenza era enorme. Era in grado di comandare gli elementi del cielo e della terra. Ma Linda lo respinse senza nemmeno ascoltarlo.

    Furioso il mago passò dalle profferte alle minacce, ma la vedova non ebbe alcun timore delle sue parole. I suoi tre figli, grandi e robusti, avrebbero difeso la madre a qualunque costo. E il mago Tuuslar dovette andarsene, giurando in cuor suo di vendicarsi.

    3 - IL RAPIMENTO DI LINDA

    Molti anni passarono monotoni. Una bella mattina, simile alle altre belle mattine, i tre figli di Kalev uscirono per andare a caccia e Linda rimase sola in casa. Ella prese a occuparsi delle faccende domestiche, preparò la cena e risvegliò la fiamma nel focolare.

    Intanto, Tuuslar, che da molto tempo attendeva l'occasione propizia, venuto a sapere, grazie alle sue facoltà meravigliose, che i tre giovani figli della vedova erano lontani da casi, gli aquilotti involati lungi dal nido, così che non avrebbero potuto sentire i pianti della loro madre, con la massima sollecitudine mise all'opera le sue arti per sorprendere la vedova sola in casa.

    Giunto alla casa di Kalev, come un gatto che guati il sorcio, Tuuslar spiò Linda che, tranquilla e ignara del pericolo, era tutta intenta a rimestare la zuppa. Subito, il mago si precipitò in casa, assalì la donna e sollevatala tra le braccia, la trasportò di peso fuori dalla casa, oltre il cortile, trascinandola verso il battello che egli aveva nascosto n una piccola baia occultata.

    Linda si dibatté con tutte le sue forze, pianse e implorò il suo rapitore di lasciarla. Ma questi, aiutato dai suoi incantesimi, era ben più forte della povera donna e restò sordo alle sue preghiere.

    4 - METAMORFOSI DI LINDA

    Le grida e i pianti della vedova risonarono per la foresta: l'eco li trasportava lontano, ma morivano prima di giungere alle orecchie dei figli di Kalev.

    Allo stremo delle forze, Linda implorò il cielo.

    Gli dèi non rimasero insensibili alle sue lacrime. Ukko accorse sul suo carro le cui ruote infuocate sprizzavano faville e scagliò la sua folgore contro il mago. Tuuslar, colpito, cadde al suolo inanimato.

    E Linda? Ella, ghiacciata dal freddo, non era più Linda.

    Quando il mago riprese i sensi, egli non vide vicino a sé che una roccia affilata che guardava fissamente il mare. Così gli dèi avevano strappato la rondinella agli artigli crudeli del gufo.
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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:42
    La fanciulla dell'isola
    1 - DISPERAZIONE DEI FIGLI DI LINDA

    Non appena cadde la sera, i tre figli di Kalev e Linda tornarono al focolare. Il più giovane, Kalevipoeg, allegramente portava sulle sue larghe spalle tutti i frutti della caccia: due alcioni, un bue selvaggio, tre orsacchiotti, qualche lupo e qualche volpe.

    Mentre camminavano essi scrutavano da lontano la casa materna, cercando di scorgere qualche filo di fumo nerazzurro levarsi dal camino. Ma del fumo non vi era nessuna traccia. La casa pareva priva di vita. Così i tre giovani presero a correre, attraversarono il cortile quasi volando. La casa era vuota e deserta, il focolare spento.

    Nella calma del crepuscolo, essi chiamarono la loro madre:

    - Rispondici mamma cara
    fa' che ti udiamo, bottoncino d'oro,
    canta, dolcissimo uccellino;
    oh, solo un grido, usignolo amato...

    Ma solo l'eco rispose, restituendo i loro stessi richiami.

    Invano, i tre fratelli percorsero il prato, il campo, la selva. Ai limiti del mare, essi ricordarono d'un tratto le minacce del mago finlandese che Linda aveva scacciato e la consapevolezza si insinuò nel loro cuore. Intorno dominava il silenzio; il mondo si addormentava nel profumo dei tigli. Il fratello maggiore disse: - Mangiamo per rifocillarci, poi riposeremo. Domani, sul far dell'alta ci rimetteremo in cammino per cercare la nostra mamma.

    - E mentre noi dormiremo - soggiunse il secondo - il cielo nella sua saggezza, per bocca del grande Ukko, ci rivelerà, forse, dove si trova il nostro amatissimo uccellino.

    Ma il più giovane, il Kalevipoeg, la cui venuta al mondo aveva placato la tristezza della vedova, il consolatore fedele della sua tristezza, espresse un'altra opinione: - Non rimandate mai l'opera di un giorno all'indomani. Ad ogni opera il suo giorno e ad ogni compito la sua ora. I passi della felicità sono rapidi, per coglierli e necessario essere veloci!

    2 - LA RISPOSTA DI KALEV

    E allorché i due fratelli si apprestarono a dormire, Kalevipoeg corse fino alla tomba del loro padre Kalev e pensieroso si accasciò sulla verde terra cercando lenimento al suo dolore.

    Dal fondo della tomba rimbombò la voce di Kalev: - Chi dunque calpesta l'erbetta? Chi si avvicina al mio sepolcro? Ecco della terra che cade sul mio viso!

    - È il tuo piccolo figlio, padre mio, che cammina sull'erbetta. Accasciato dal dolore, egli piange sulla terra in cui riposa la tua salma. Àlzati, svégliati, padre mio, mostrami la via per la quale la nostra mamma si è perduta!

    - Io non posso alzarmi, piccolo mio, - rispose la voce sepolcrale. - Rocce nere schiacciano il mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano dalle mie ginocchia. Che il vento ti indichi la strada, che l'aria ti guidi, che le stelle ti facciano luce...

    3 - UN CANTO DALL'ISOLA

    Disperato, Kalevipoeg corse verso il mare e dall'alto di una roccia scrutò l'orizzonte. Il suo sguardo interrogò l'immensa distesa delle onde, che si accavallavano ininterrottamente per morire ai piedi della roccia, sollevando umida schiuma.

    Dal firmamento le stelle occhieggiavano indifferenti. E la luna e il sole non rispondevano alle mute domande del giovane.

    Coraggiosamente, Kalevipoeg si lanciò tra le onde e prese a nuotare verso il largo. Le sue braccia erano remi, le sue gambe timoni, i suoi capelli facevano le veci delle vele. Egli nuotava senza riposo, incalzato dal desiderio di trovare la madre adorata e di affrontare e punire il suo rapitore.

    E mentre le stelle una ad una fuggivano dal cielo, egli approdò su un'isola. Stremato dalla fatica, Kalevipoeg crollò a dormire su una pietra spezzata. Quand'ecco, una voce dolcissima, chiara come il pianto del cuculo, arrivò ai suoi orecchi:

    - Lontano lontano fino al mio amore
    vola dolcissimo, canto del mio cuore.
    È forte il desiderio di baciare.
    Non potrò mai recarmi dal mio amato?
    Non potrò più rivivere il passato?
    E il suo abbraccio dal profumo del fiore
    non viene a rinfrescare il mio cuore.
    Portate o venti lontano lontano
    il canto d'amore. O vento montano
    profumato, grigie nuvole inseguite
    il mio dolcissimo amore ed a lui dite
    il mio canto col sole sorgente,
    e le aurore per lui sorgan felici.
    L'orrida morte da lui si allontani
    e lo tuteli la forza dei Mani.
    Che alberghi il mio ricordo nel suo cuore
    simile al lieve profumo del fiore.
    E come dalla fonte l'acqua a goccia
    cade perenne sulla nuda roccia
    su di lui cada la fortuna d'oro
    e sia cinto il suo capo d'allora.
    E numerosi come i miei desideri
    ch'ei conservi geloso il mio ricordo.
    Tante foglie quante ne conta l'olmo
    tanti rami che il bosco faccian colmo
    e quante sono le onde del mare
    e quante sono le stelle del cielo
    così numerose le lacrime amare
    ch'ai miei poveri occhi fanno velo...

    4 - SAAREPIIGA, LA FANCIULLA DELL'ISOLA

    Punto dal desiderio di vedere chi cantasse così teneramente, Kalevipoeg si levò dal suo improvvisato giaciglio e si incamminò verso l'interno dell'isola.

    Ai piedi di una quercia, egli scorse una fanciulla dalla bocca d'oro, alla quale a mo' di aureola, volavano attorno gli uccelli avvinti nel canto. Stava seduta vicino a un fuoco che gettava su di lei riverberi rossastri, occupata a filare il lino materno che il sole doveva imbiancare e la rugiada notturna ammorbidire, e intanto cantava strofe amorose.

    Rispose Kalevipoeg:


    - Perché piangere e pregare
    per colui che da te separa il mare?
    Perché respinge senza vedere
    questo tuo amante si' ansioso di bere
    alla tua fonte di pura bellezza?
    Egli è presso di te e nell'ebbrezza
    le sue braccia forte ti stringeranno
    ed i suoi baci ti soffocheranno:
    accogli bella fanciulla il mio amore
    su questa riva mi han fatto arrivare
    le terribili onde del mare,
    ansioso del tuo profumo, o mio fiore.

    La fanciulla dell'isola, Saarepiiga, la tortorella notturna, si levò a vedere chi rispondesse al suo canto nella notte. - Sarà un parente dalla Finlandia o qualche pretendente venuto da Viru? - s chiese, e intanto avanzava, finché scorse il bel giovane steso tra le rocce.

    E mentre le ombre della notte dormivano ancora, i due giovani parlarono tra loro, fino al momento in cui il bruciante desiderio dell'amore si fece strada nei loro cuori e un irresistibile languore paralizzò la loro ragione. Essi si stesero accanto ed i loro cuori si fusero insieme.

    5 - RIVELAZIONE

    E quando la passione li ebbe abbandonati, i due giovani giacquero sull'erba, vicini e abbracciati. A quel punto, Saarepiiga, la fanciulla dell'isola, chiese al giovane chi fosse, e Kalevipoeg non nascose il suo nome: - Io sono il figlio di Kalev e Linda, vengo a nuoto dalla terra di Viru per cercare la mia mamma, rapita da un mago finlandese.

    Nell'udire quelle parole, la fanciulla cominciò a gridare ed a disperarsi. La udì il vecchio padre il quale, preso il bastone, scese a cercare la figlia. Ma allorché scorse lo straordinario giovane steso sul prato, accanto alla fanciulla, il bastone gli cadde di mano, la paura gli sbiancò il viso, le parole gli morirono in gola.

    Saarepiiga, confusa e dolente, non osò sollevare gli occhi colmi di lacrime. Ma Kalevipoeg, senza mostrare alcun imbarazzo, domandò al vecchio se egli, nella tarda sera, non avesse visto un mago finlandese vagare sul mare.

    Il povero vecchio non aveva rilevato nulla, né la questione gli interessava. Si avvicinò al giovane e gli domandò: - Da dove vieni tu? E chi sei? Dal tuo viso fiero si direbbe che discendi dalla razza divina di Taara.

    Di nuovo Kalevipoeg si fece riconoscere. - Sono il figlio di Kalev e Linda, e sono nato all'ombra degli olmi di Viru.

    - O sventura, - gridò il vecchio. - Che cosa hai dunque fatto, giovane uomo? La ragazza che hai amato è ella stessa figlia di Kalev, è tua sorella!

    6 - UN CANTO DAL MARE

    La fanciulla, gelata dalla consapevolezza di aver giaciuto col suo stesso fratello, intanto era scesa verso il mare. E poi sparve: si era gettata nell'acqua.

    Alle grida del vecchio, Kalevipoeg si tuffò a sua volta tra le onde. Invano tentò di afferrare la sorella e di sottrarla alla morte. Il mare l'aveva ghermita tra le sue umide braccia, né volle restituire più la sua preda.

    - Gli dèi l'hanno voluto, o vecchio, - pianse Kalevipoeg. - Gli dèi l'hanno voluto. La fanciulla è caduta in mare, mia madre è stata rapita in un'imboscata. Siamo tutti e due fratelli nel dolore.

    Il vecchio e sua moglie si inginocchiarono sulla riva e piansero la figlia perduta:

    - Ritorna ritorna figlia cara
    ritorna, tesoro, alla tua casa...

    Dal fondo del mare una dolce voce rispose loro:

    - Non posso ritornare, padre caro,
    non posso, mamma mia adorata,
    se il vostro pianto è tanto amaro
    io più ancora sono disperata,
    qui rapita nel fondo del mare.
    I miei occhi sono chiusi dai flutti,
    è serrato dalle onde il mio cuore.
    Ero scesa nell'onda per cantare
    la dolce canzone dell'amore.
    E m'ha afferrata, m'ha rapito il mare.
    Non piangere, non piangere, mammina,
    non piangere, babbo mio adorato,
    la vostra pupetta piccolina
    ha in fondo al mare un castello dorato.
    Tra le alghe ha un piccolo nido
    nella spuma marina un lettino
    ed il nido è soffice e fido
    ed il letto è tanto piccino.
    una ninna mi cantan le ondine
    con vocette così cristalline.
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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:43
    KALEVIPOEG ALLA RICERCA DELLA MADRE
    Quando Kalevipoeg e i suoi fratelli tornarono a casa e non trovarono più la loro madre Linda, disperati presero a cercarla. Si resero presto conto che qualcuno l'aveva rapita. Kalevipoeg si recò sulla tomba del padre e lo incitò ad alzarsi per aiutarlo a cercare la povera madre.

    Ma dalla tomba Kalev rispose: - Io non posso alzarmi, figlio mio. Le rocce schiacciano il mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano dalle mie ginocchia. Devi procedere da solo, figlio mio. Che il vento ti indichi la strada, che l'aria ti guidi, che le stelle t'illuminino.

    E così, guidato dal suo istinto, Kalevipoeg arrivò al mare, si gettò nelle onde e nuotò fino ad arrivare sulle coste della Finlandia. Qui s'incamminò per monti e valli, penetrò nel cuore del paese e giunse infine alla casa di Tuuslar. Nel vederlo arrivare, il mago finno fu preso da grande paura; lanciò un incantesimo ed evocò una schiera di armati che si lanciarono contro Kalevipoeg. Ma l'eroe sradicò una quercia e con pochi possenti colpi li abbatté tutti quanti. Vistosi perduto, Tuuslar si gettò ai piedi di Kalevipoeg, intenzionato a dirsi pentito del suo tentativo di ratto, ma Kalevipoeg non lo lasciò nemmeno parlare e gli sfondò il cranio con la quercia. Fatto questo, l'eroe si rese conto di aver agito con troppa leggerezza: e ora chi gli avrebbe più dato notizie di sua madre?

    Il giovane cadde al suolo spossato e nel sonno gli apparve la madre, il cui canto era così dolce che non poteva che provenire dal regno degli dèi. Così Kalevipoeg capì che Linda dormiva serena nelle braccia della morte.


    LA SPADA MALEDETTA

    A quel tempo i Finni avevano fama di essere fabbri ineguagliabili, così, prima di tornare in Estonia, Kalevipoeg decise di trovarne uno per procurarsi una buona spada. Giunto alla bottega di un fabbro, Kalevipoeg si presentò e chiese un'arma; il fabbro gli fece provare ogni sorta di spade, ma ognuna andava in pezzi non appena Kalevipoeg la vibrava sull'incudine. Così il fabbro andò a prendere un'arma speciale a cui lui e i suoi figli avevano lavorato per sette anni, forgiandola col fuoco e con gli incantesimi. Non appena Kalevipoeg la vibrò contro l'incudine, fu l'incudine ad andare in pezzi.

    L'acquisto della spada venne festeggiato con un grande festino che durò molti giorni. Disgrazia volle che nel corso della festa, corressero parole d'ingiuria tra il figlio del fabbro e Kalevipoeg, il quale, ubriaco, diede di piglio alla spada e lo uccise. I presenti vollero gettarsi su Kalevipoeg per vendicare il ragazzo, ma il povero padre, disperato, li fermò e disse: - Prenditi pure la spada, figlio di Kalev! Ma ricorda, questa spada un giorno si rivolterà contro di te e vendicherà la morte di mio figlio!

    Kalevipoeg, orripilato, fuggì via e si lanciò nel Baltico. L'acqua salata dissipò la sua ebbrezza e l'eroe fu preso da un grande rimorso.

    KALEVIPOEG DIVENTA RE

    Tornato in Estonia, Kalevipoeg andò alla tomba del padre Kalev, per narrargli delle sue disavventure. Rispose il padre dalla tomba: - Non t'affliggere, povero orfanello. La vita dura quanto l'amore di Taara, solo l'amore di un padre dura in eterno. Le linee della nostra vita si muovono secondo il volere degli dèi. Se involontariamente tu hai commesso una cattiva azione, riparala come meglio potrai.

    Poi Kalevipoeg s'incontrò con i suoi fratelli. Era ora di scegliere tra loro un re e decisero di tentare la sorte. Si recarono così presso il lago Peipus e qui decisero che chi avrebbe lanciato più lontano una grossa pietra sarebbe stato re. Il maggiore si cimentò e la pietra volò in alto e cadde nelle acque del lago. Il secondo fece di meglio: la sua pietra sfiorò le nubi per poi cadere sull'altra riva del lago. Ma quando toccò a Kalevipoeg, la pietra che egli lanciò cadde molto al di là del lago, assai più lontana delle altre.

    I fratelli lo unsero re con le acque del lago e dopo aver detto addio all'Estonia, partirono per cercare fortuna lontano.

    Divenuto re, Kalevipoeg cominciò ad organizzare il paese. Bonificò gli stagni e le paludi, dissodò i campi, seminò bacche saporite, trasformò i deserti in foreste, sminuì le montagne, fece orti e giardini, creò campi di grano. Un giorno, però, lo colse un brutto presagio, quando venne assalito dai lupi, dei quali fece una carneficina. Quella sera andarono dirgli che un nemico terribile si stava avvicinando al paese di Viru. Si trattava dei Cavalieri Teutonici, che trucidavano uomini e donne, tutto distruggevano e bruciavano, e si lasciavano dietro solo lacrime e sangue.

    Bisognava costruire fortificazioni per tenere lontano il nemico. Così Kalevipoeg progettò la costruzione di quattro fortezze: a Lindanisa la più importante, dov'era sepolto suo padre; l'altra ai confini dell'Emajõgi; la terza a Kolga-Jaani; la quarta ad Allugalta. Ma bisognava trovare il legname necessario e Kalevipoeg si recò a nuoto oltre il lago Peipus per procurarsi il materiale.

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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:43
    La spada perduta
    Di ritorno da Pinkva, portando mucchi di tronchi abbattuti sulle spalle, Kalevipoeg riattraversò il lago. Giunto sulla sponda estone, stanco, si addormentò. Ma in quel momento uno stregone che viveva nei dintorni, un essere più simile a un orso che a un uomo, lo colse mentre dormiva e gli rubò la spada. Ma questa era così pesante che gli cadde nel fondo del fiume Kääpa, da dove non riuscì più recuperarla.

    Quando Kalevipoeg si svegliò, non trovò più la sua spada e la cercò disperatamente, chiamandola: - O compagna fedele, cara spada, ascolta il mio canto dolente. Rispondimi, dove sei?

    E dal fondo del fiume la spada rispose: - Nel fondo delle acque io riposo, su un letto d'oro nel palazzo delle ninfe. Uno stregone malvagio, non riuscendo a sorreggermi, qui mi ha lasciato cadere. E ora rimpiango dei giorni passati il ribollir delle battaglie, le ore in cui mi brandivi contro il nemico per difendere i deboli e per dar pace ai vecchi. Ma disgraziatamente, caro figlio di Kalev, una volta la collera ha oscurata la tua ragione, la tua mano mi ha fatto versare del sangue innocente ed è per questo che sono triste e non potrò più sorridere.

    Kalevipoeg, desolato, le rispose: - Dormi, o mia spada, nel tuo letto morbido. Io ho abbastanza forza nelle braccia che senza il tuo aiuto continuerò la mia opera. Ma se un giorno la gente del paese di Viru si accosterà a questo fiume, allora, sorella mia, ti leverai dalle acque e canterai. Ma se colui che ti ha portata qui metterà il piede in quest'acqua, - e nel dire così Kalevipoeg pensava allo stregone malvagio, - allora alzati, o mia fedele, e mozzagli ambo le gambe!

    LE TRE FANCIULLE DEL REGNO SOTTERRANEO

    Il carico era andato perduto, così Kalevipoeg dovette tornare indietro a trovare altra legna. Sulla via del ritorno, cercò riparo per la notte in una caverna buia e profonda. Kalevipoeg s'inoltrò nell'oscurità finché vide un lontano chiarore. Giunse così a una stanza chiusa da una porta, dalla quale si sentiva una voce femminile cantare dolcemente.

    - Dolci sorelle dai capelli d'oro
    splendenti uccelli dal soave canto,
    pensiamo al giorno in cui gioiose e belle
    in casa del padre sotto il nostro tetto
    ci coprivan gioielli e vesti di seta.
    Eravamo felici quel giorno ed ora
    il dolore ci strazia e ci divora!
    Eccoci prigioniere rinserrate:
    la nostra giovinezza di consuma
    senza che venga a rallegrarci amore.
    Se qualche generoso cavaliere
    a liberarci un giorno a noi corresse...
    Oh, se l'amore venisse a ritrovarci!
    Kalevipoeg provò ad aprire la porta, ma questa era troppo robusta anche per lui. Allora la voce dall'altra parte esclamò: - Finalmente sei giunto, fidanzato sconosciuto! Ascoltami, caro. Ci sono due vasi accanto alla porta. Nel primo un liquido nero, nel secondo un liquido bianco. Immergi le mani nel liquido nero e subito la tua forza crescerà fino a diventare irresistibile e fracasserai ogni cosa che toccherai!

    Kalevipoeg fece come gli era stato richiesto. Immerse le mani nel liquido nero e subito sentì che la forza dei suoi pugni cresceva di dieci volte. Sfasciò la porta solo sfiorandola con le mani e si ritrovò in una bella camera. Una giovane fanciulla si trovava lì, e vedendo l'eroe che si avvicinava, gridò: - Non mi toccare, prezioso giovane, con le tue mani di acciaio, altrimenti mi manderesti in pezzi! Prima immergile nel liquido bianco così la loro forza tornerà normale.

    La ragazza chiamò le due sorelle, e d'un tratto Kalevipoeg si trovò a giocare allegramente con le tre ragazze in quella casa sotterranea. Vi erano tante sale, ognuna più lussuosa dell'altra, forzieri pieni di ricchezze favolose, stanze fatte con le ossa dei morti, mobili di rame e di piombo. Kalevipoeg chiese di chi fosse quella strana casa sotterranea.

    - È del nostro signore Sarvik, colui che ci ha rapite - risposero le ragazze.

    LA LOTTA CONTRO SARVIK

    Sarvik era il signore del Põrgu, il regno dei morti, colui che governava le ombre con mano ferrea. Adesso era assente, perché era la festa dei morti ed egli aveva dato vacanze alle anime dalle torture infernali perché andassero a visitare gli amici e i parenti. Tuttavia la festa stava per finire e il terribile Sarvik sarebbe tornato al'imbrunire.

    E quando fu sera, si udì il frastuono di un uragano e la terra tremò. Sarvik aprì la porta. Vide le sorelle, pallide e tremanti, e guatò Kalevipoeg con i suoi occhi da lupo. - Chi ti ha fatto cadere nel mio nido, giovanotto? - fece Sarvik, ironico.

    Kalevipoeg non si lasciò intimidire, e quando Sarvik lo assalì a mani nude, l'eroe oppose tutta la sua forza a quella immane del re degli inferi. La battaglia fu dura e terribile, e si concluse solo quando Kalevipoeg afferrò Sarvik e lo scagliò contro la terra, infossandolo fino alle spalle nel terreno. Ma quando prese delle catene e si apprestò a legarlo, Sarvik scomparve. Consigliate dalle tre fanciulle, Kalevipoeg calcò sul capo il cappello di Sarvik, che accrebbe magicamente la sua statura, rubò la spada del re dei morti e la sua magica verga. Quindi, caricatesi le fanciulle sulle spalle, fuggì attraverso le caverne, fuori dal regno dei morti, nel mondo defli uomini. Nullho, il fratello di Sarvik, corse al loro inseguimento, ma con la magica verga Kalevipoeg evocò un mare, e poi evocò un ponte incantato che permettesse loro di correre oltre il mare, e infine fece sì che il ponte crollasse dietro di loro. Nullho dovette fermarsi, ma riuscì a strappare all'eroe la promessa che un giorno sarebbe tornato a sfidare Sarvik.

    Tornato in Estonia, col suo carico di legname e le tre fanciulle, tutto il popolo fece a Kalevipoeg una gran festa, perché molto tempo era trascorso dalla sua partenza e temevano il peggio. Intanto, gli dissero, i Cavalieri Teutonici continuavano la loro avanzata. Così Kalevipoeg diede il legname ai suoi architetti, che presero a costruire le fortificazioni richieste. Le tre ragazze andarono in sposa ai suoi tre aiutanti Alev, Sulev e Õlev, e da loro sarebbe discesa una razza forte e fiera.

    VIAGGIO IN CAPO AL MONDO

    Mentre ferveva il lavoro alle fortificazioni, Kalevipoeg fu preso dal desiderio di conoscere e d'imparare, e decise di raggiungere il punto estremo verso il nord, là dove il cielo e la terra si toccano. Allora chiamò Olev, che era il suo architetto, gli disse di prendere del legno di quercia e costruire una nave per intraprendere quel viaggio. Olev rispose saggiamente che una nave di legno non andava bene per arrivare tanto a nord, altrimenti le aurore boreali l'avrebbero bruciata: ci voleva una nave di metallo. La nave, quando fu pronta, era fatta d'argento, e aveva nome Lennuk ["uccello"].

    Caricate le vettovaglie sulla nave, scelti gli eroi e i marinai destinati ad accompagnarlo, fatto un sacrificio ad Ukko per propiziarsi i buoni auspici, Kalewipoeg salì sulla nave e salpò verso il nord. Dapprima la nave costeggiò la Finlandia, lottando contro le tempeste che gli sciamani finni avevano evocato per impedirle il viaggio, giunse infine nella sterile Lapponia. Qui incontrò un saggio mago chiamato Varrak, a cui Kalewipoeg chiese: - Da qual parte potrò trovare il cammino che mi condurrà agli estremi confini del mondo? Indicami quel luogo ove la cupola del cielo si poggia sulle coste estreme della terra, dove la luna si accende e il sole va a riposare dopo aver finito il suo turno di guardia.

    Rispose Varrak: - Non c'è strada che conduca ai confini del mondo! Il mare è senza limiti, e tutti coloro che prima di te hanno cercato la via per quel luogo dove il cielo azzurro diventa parte della terra, sono periti.

    Tuttavia l'eroe non desistette dal suo proposito e Varrak salì sulla Lennuk in qualità di pilota. In cambio Varrak chiese un oggetto che si trovava incatenato nella casa di Kalev, ma Kalevipoeg non ricordò di aver mai visto un simile oggetto.

    La nave continuò il suo viaggio verso nord, costeggiando luoghi strani e sconosciuti, arrivando a terre abitate da giganti, evitando uragani e balene immense, oltrepassando immense montagne di ghiaccio, mentre il freddo si faceva sempre più pungente. Giunti infine in una terra abitata da strani cani saggi dal viso di uomo, Kalevipoeg venne a sapere che oltre vi era soltanto il nulla, il vuoto della tomba e della morte. Allora nacque nel cuore dell'eroe la nostalgia per la patria lontana, e la Lennuk girò la prua verso il sud.

    - L'uomo - disse Kalevipoeg - è spesso più saggio al suo ritorno che non alla partenza. Ho voluto toccare con le mie mani le massicce pareti celesti del mondo, ma ora ho appreso che il vasto mondo non ha limiti né confini, perché in nessun luogo Taara ha elevato barriere che lo limitano.

    E si odì un cuculo cantare:

    - Nella patria fiorisce la felicità,
    cresce la gioia nelle proprie case.
    In quelle case coperte di noia
    ove il cane sta a guardia fidato
    e dove l'amico scruta l'orizzonte lontano
    per scorgere la piccola nave.
    Qui gli amici cantano in coro,
    e il sole risplende più bello,
    e le stelle, la notte, son d'oro.
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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:44
    La guerra
    Tornati in Estonia, Kalevipoeg e i suoi compagno trovarono la città che Olev aveva costruito, là dove un tempo si trovava la tomba di Kalev. Mura e fosse la difendevano e la gente correva oltre i suoi bastioni per ripararsi dal pericolo della guerra. Era stata chiamata Lindanisa, "seno di Linda", proprio perché, come un seno materno, la città accoglieva i suoi abitanti e li nutriva e li educava.

    E poi Cavalieri Teutonici penetrarono nella terra di Viru, l'Estonia, invasero il paese e presero a devastarlo. Allora Kalevipoeg saltò a cavallo e guidò i suoi uomini alla riscossa. Là dove colpiva con la sua nuova spada, cadevano le teste come foglie in autunno. Nessuno gli poteva resistere. Il nemico venne sbaragliato.

    - Amici e fratelli, - disse Kalevipoeg al suo esercito, - che la battaglia di oggi vi serva di esempio per l'avvenire. Se gli uomini si stringono insieme, essi sono come una roccia di granito contro le pressione del nemico. Che il nostro paese resti sempre vergine e libero d'ogni straniero!

    DISCESA NEL PÕRGU

    Tempo dopo, Kalevipoeg dovette mantener fede alla promessa fatta a Sarvik di tornare da lui per portare a termine il loro scontro. Così, trovata la strada per il Põrgu, il regno dei morti, si inoltrò di nuovo per buie caverne. I guardiani degli inferi corsero da Sarvik ad avvertirlo dell'arrivo dell'eroe. Sarvik diede ordine di sbarrargli la strada facendogli rotolare addosso dei macigni, poi flagellandolo con violenti rovesci di grandine, poi mandandogli contro un esercito demoniaco. Ma Kalevipoeg sbaragliò ogni ostacolo e continuò la sua discesa verso il centro della terra.

    Allora lo stesso Sarvik si levò contro di lui dicendo: - Arrestati, omuncolo, che la battaglia tra noi proprio ora comincia a farsi seria, ladro dei miei tesori. Tu m'hai rubata la verga incantata e le mie tre fanciulle, e poi hai vuotato i miei scrigni. Vieni, se osi!

    Rise Kalevipoeg e snudò la spada: - Vieni dunque e che il combattimento decida la nostra sorte. È proprio per questo che ho abbandonato la mia patria e ho forzato le porte dell'inferno!

    I due avversari si afferrarono con violenza, conficcandosi gli artigli nella carne, e si scaraventarono a terra a vicenda che uno dei due possa aver ragione sull'altro. Per sette e giorni e sette notti il combattimento durò con ineguali vicende. Infine Kalevipoeg sentì le forze venirgli meno e temette per il suo destino. Poi d'un tratto ebbe una rapida visione: sua madre che faceva girare il fuso intorno al capo per poi scagliarlo a terra.

    Allora afferrò Sarvik per le ginocchia, lo sollevò e lo scaraventò al suolo con tutte le sue forze, inchiodandolo con un piede a terra. Quindi, lo afferrò e lo spinse presso una roccia, dove lo incatenò con pesanti anelli di ferro.

    - Il valore ha premiato la forza. Piccolo cane incatenato, non ti annoiare troppo in prigione; la foresta, le rocce e le pietre udranno il tuo lamento - disse Kalevipoeg.

    - L'uovo della felicità non è stato covato abbastanza a lungo - gli rispose Sarvik. - Avanti che venga la sera, la sfortuna può ancora colpirti. Lasciati intenerire e permetti che io ripari con l'oro ai miei errori.

    Se Kalevipoeg gli avesse dato ascolto, la sua sorte sarebbe stata diversa. Ma così non fu. Lasciò il Põrgu e tornò sulla terra, dove i suoi compagni lo attendevano con ansia.
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    latis
    Età: 42
    Sesso: Femminile
    00 02/02/2009 18:44
    Il libro della giusta legge
    Tornato dai luoghi infernali, Kalevipoeg rimase a lungo a Lindanisa, dove governò il paese con saggezza e fermezza. Un giorno andò da lui il vecchio lappone Varrak e gli ricordò che gli era stato promesso un oggetto che si trovava incatenato nella casa di Kalev. D'un tratto Kalevipoeg si ricordò che Kalev aveva posseduto un libro magico e che teneva assicurato a una parete con catene di ferro. In questo libro vi era la saggezza divina, la legge per la quale il paese viveva in libertà e felicità. Kalevipoeg si era dimenticato di questo libro, ma ora Varrak lo reclamava. Invano i suoi consiglieri dissuasero il re dal consegnare il libro al mago lappone, ma Kalevipoeg doveva ottemperare alla promessa.

    Così Varrak ottenne il magico libro e tornò in Lapponia. Kalevipoeg e i suoi continuarono a festeggiare, ma non si accorgevano che ormai la disgrazia era vicina.


    LA MORTE DI KALEVIPOEG

    E infatti un giorno i Cavalieri Teutonici tornarono nel paese di Viru, l'Estonia, più forti e agguerriti che mai. Kalevipoeg richiamò gli uomini e si lanciò valorosamente a difendere il paese. Ma i nuovi arrivati erano rivestiti di armature d'acciaio, praticamente invincibili, e solo a fatica l'esercito di Kalevipoeg smantellò le prime schiere nemiche. Gli invasori erano armati di lance e clave ferrate e uccisero molti degli uomini e dei compagni di Kalevipoeg. Sette giorni durò la battaglia e la brughiera s'imbevve di sangue scarlatto, rendendo rossi gli alberi e le piante d'intorno. Kalevipoeg continuò a combattere con furore, finché il cavallo gli venne uccise e cadde a terra. Gli Estoni si diedero alla fuga e invano Kalevipoeg si sforzò di ristabilire i ranghi. I compagni del re, Alev e Sulev, caddero uccisi. Kalevipoeg e Õlev si salvarono a stento.

    Le miserie della guerra e la perdita degli amici avevano afflitto ormai l'anima dell'eroe. Né l'alba né il crepuscolo potevano spegnere la sua tristezza. Così un giorno Kalevipoeg lasciò il potere nelle mani di Õlev e si allontanò solo nella foresta. Invano i Teutonici gli mandarono incontro dei messi chiedendogli di passare dalla loro parte: Kalevipoeg li uccise tutti. Poi l'eroe prese la strada verso il lago Peipus e si trovò a passare nei pressi del fiume Kääpa, dove giaceva la sua antica spada.

    E non appena Kalevipoeg entrò nel ruscello, la spada si levò dal fondo, e gravida della maledizione di cui era impregnata, mozzò le due gambe dell'eroe.

    Kalevipoeg urlò e si trascinò con le mani sulla riva, perdendo rivoli di sangue dai ginocchi troncati. Invano lanciò urla di aiuto: nessuno poteva sentirlo. E così l'eroe si rassegnò a morire. Ma la sua agonia fu lenta, perché la morte dovette lottare per rapirlo: il suo corpo era freddo ma il cuore batteva ancora. Dopo molte ore la vita finalmente lo lasciò e l'eroe morì dissanguato sulla sponda del fiume Kääpa.

    IL DESTINO DI KALEVIPOEG

    Si narra, tuttavia, che Taara, il signore degli dèi, non volendo perdere un così grande eroe, decise di renderlo immortale e di affidargli la guardia degli inferi. Così il corpo di Kalevipoeg tornò a vivere, seppur privato delle gambe, fu issato sul suo cavallo e mandato alla frontiera col regno delle ombre. Qui, Kalevipoeg ruppe con un pugno la roccia che nascondeva l'ingresso del Põrgu e la roccia si richiuse sulla sua mano imprigionandola.

    E così, Kalevipoeg, l'eroe degli Estoni, in groppa al suo cavallo bianco, con la mano bloccata nelle rocce, veglia prigioniero i prigionieri degli inferi.

    Invano egli tenta di liberarsi, scuote la roccia che lo tiene prigioniero, la terra trema e il mare si agita. Ma, dicono, verrà il tempo in cui la mano dell'eroe ritroverà la sua libertà e allora il figlio di Kalev tornerà in Estonia e porterà di nuovo la libertà ai suoi figli.

    Allora Kalev ritornerà a casa
    porterà gioia ai suoi figli
    rinnoverà la vita dell'Estonia.
    Shemaine